La verità è sopportabile soltanto se sei tu a scoprirla
- Aldo Monaco
- 19 set 2020
- Tempo di lettura: 3 min

Fritz Perls diceva che la verità fosse sopportabile soltanto se fosse stata la persona stessa a scoprirla. Lo psicoterapeuta tedesco, di fatto, si rifaceva a quanto sosteneva fermamente Immanuel Kant ossia che non possiamo mai sapere com'è "là fuori" al di là di noi stessi perché la nostra conoscenza è limitata entro i confini della nostra mente e dei nostri sensi.
Tutti noi infatti non conosciamo le cose per come esse sono oggettivamente ma per come le sperimentiamo, le viviamo e le percepiamo.
Prima di Perls, il filosofo suo connazionale Wilhelm Dilthey, per le stesse ragioni, parlò di tue tipi di scienze tra loro molto diverse. L'una - le scienze della natura - che si occupavano di studiare i fenomeni fisici, sensibili, oggettivi; l'altra invece - le cosiddette scienze dello spirito - si occupavano di studiare lo psichico, l'interno, la soggettività dei fenomeni e delle singole esperienze che vivevano le persone.
Se la prima - le scienze della natura - cercano di spiegare e di concettualizzare un particolare evento e/o malattia, l'altra - le scienze dello spirito - si occupano di comprendere quel particolare evento e/o malattia.
Se ad esempio le scienze della natura spiegano che per poter parlare di una depressione franca e conclamata siano necessarie una concomitanza di sintomi quali scarso o eccessivo appetito, insonnia o ipersonnia, scarsa energia, cali di concentrazione, sensazione di essere "senza speranza" per una durata minima di due anni e una manifestazione quasi giornaliera, le scienze delle spirito, al contrario, cercano di comprendere l'esperienza interna di quella particolare persona e quindi del suo mondo interno.
Le scienze dello spirito, differentemente dalle scienze delle natura che studiano l'universalità delle cose, sono dunque interessate a comprendere la particolarità e la singolarità di un evento e/o malattia. Ma comprendere, al contrario dello spiegare, è un'atto molto più complesso dacché implica mettersi-al-posto-di, immedesimarsi in un'altra persona, vivere in un'altra esperienza.
Comprendere allora è il presupposto - l'unico secondo lo psicoanalista Ferenczi - per non lasciare solo un essere umano e il valore di cui è portatore.
Chiedere ad una persona depressa o checchesia - per fini diagnostici - se la sua depressione duri da meno o più di un anno non aiuta quella persona. Dirle che la sua è una depressione maggiore o distimica non l'aiuta a stare meglio. Spiegarle, nel modo più obbiettivo, con tanto di test alla mano, che sta proprio male, non l'aiuta.
Lo psicoterapeuta, a differenza del medico che cerca di spiegare le ragioni per cui a 60 anni si possa soffrire di artrosi, deve sempre tenere a mente che il suo campo d'azione è molto diverso e per alcuni, solo apparentemente, irrazionale. Non deve mai dimenticare di avere a che fare con un essere umano; non può dimenticare - come già detto - che la verità è sopportabile solo se è la persona stessa a scoprirla, solo se questa è supportata per mezzo di un atteggiamento clinico e terapeutico che si faccia comprensivo ed empatico.
Spiegare, senza comprendere, per una persona come ricorda lo psichiatra Ronald Laing è il più terrificante dei sentimenti:
<Rendersi conto che chi ha cura di te non sa vedere la tua realtà, che non sa capire quello che senti, e che sta andando avanti semplicemente di testa sua, è il più terrificante dei sentimenti>.
Bibliografia
American Psychiatric Association, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5), tr. it. Raffaello Cortina, Milano, 2014
Borgono F., ( a cura di) Ferenczi Oggi, Bollati Boringhieri, 2004
Galimberti U.,(2007) Psicologia, Garzanti, Milano
Laing R.D., L'io diviso, Enaudi, Torino, 2010
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