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Marketing e Psicologia



C'è una mia collega psicologa che sulla sua bellissima e curatissima pagina Facebook ha voluto parlare della personalità di Michael Jackson. Lo ha fatto per approfondire temi quali il "disturbo narcisistico di personalità" e la cosiddetta "sindrome di peter pan". L'articolo è scritto bene, organizzato, coerente, coeso. Tuttavia presenta anche un errore che i molti (ipotetici lettori/pazienti) diranno superficiale per il fine a cui la collega aspirava, ma per me, che son stato fan sfegatato di Michael Jackson, è imperdonabile. Ho continuato a leggere l'articolo e l'analisi dei fatti che proponeva ma oramai ero deluso; non potevo credere che una tanto dettagliata osservazione potesse essere basata su questa inesattezza. 

La mia fiducia, semmai avessi avuto voglia di contattarla per delle informazioni, è andata via via scemando ad ogni altro articolo che avevo modo di leggere.

Mi sono però chiesto come avesse raccolto le sue informazioni. Ma anche il modo in cui un ipotetico lettore/paziente - esperto conoscitore di Michael Jackson - avrebbe trattato tutte le altre informazioni psicologiche della collega dacché, nella materia comune ad entrambi, questi aveva notato l'inesattezza. 

Ma mi son fermato qui con le perplessità. 


Ho però pensato a me, in quanto libero professionista come lei, e alla schiera di psicologi e psicoterapeuti che si trovano tante volte a ricorrere ai servizi online per vendersi e "farsi conoscere" a costo anche di svendersi


Un professionista, sopratutto se si parla di psicologi, non deve vendere prodotti ma esporre e quindi "vendere" la sua persona, identificarsi in ciò che fa al di là di ciò che serve dover avere o non avere per le leggi e le analisi di mercato, per il marketing, per i cosiddetti trend topic. Lo psicologo, prima di poter esercitare, deve poter fare i conti con le sue passioni, col suo stile comunicativo e lavorativo, con quelli che sono i suoi desideri e le paure. 


Nel personal branding le tre competenze (a) sapere: conoscere le teorie e i riferimenti del propio lavoro; (b) saper fare: applicare tali conoscenze teoriche nel contesto pratico; (c) saper essere: interpretare consapevolmente e riflessivamente il proprio ruolo; sembrano non bastare più e molti esperti, a seguito dell'avvento massiccio dei social network, hanno parlato di una quarta competenza ovverosia quella di "sapersi mostrare": il modo in cui si veicolano le caratteristiche che ci denotano e ci rendono riconoscibili tra tanti. Sapersi mostrare infatti richiede un certo grado di consapevolezza e assonanza rispetto a ciò che si dice, a ciò che si scrive, a ciò che si crede. Bisogna sempre chiedersi: è autentico il messaggio che veicolo?


Molte volte, purtroppo, capita di vedere, sui social network - ma non solo - fior fior di esperti che si vendono come specialisti in un particolare ambito e contesto.

Questi sono quelli che nei propri canali social scrivono "diventa la persona più interessante durante una conversazione" o "le dieci regole per sconfiggere la tua depressione", o "le otto raccomandazioni per una vita di coppia soddisfacente".

Questi sono quelli che si possono scambiare per il fruttivendolo che grida ai mercati rionali. Questi sono quelli che, arrivati al successo nazionale, ti propongo l'abbonamento alla propria rivista abbinato ad un libro e a due oli essenziali di flora. Questi sono quelli che - come purtroppo mi è successo di sperimentare in prima persona - non fanno uscire il paziente dal proprio studio senza una etichetta diagnostica.


Ci sono però poi altri esperti - il web ne è pieno - che purtroppo sono meno conosciuti ma che, fortunatamente, non rispondo ai "guru del webmarketing" che dice loro di intercettare un problema, porsi come unica possibile soluzione e fornire una risposta chiara, diretta, semplice e semplicistica.


In mezzo a questo mare magnum di psicologi, l'unica soluzione, per essere realmente utile a qualcuno, diventa quella di mostrare la propria persona per quella che è, con la consapevolezza che le strategie comunicative, teoriche e pratiche utilizzate siano rappresentative di sé e rispettose della propria e altrui dignità umana.

 
 
 

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